“Il 2013 è stato un anno eccellente per il
turismo internazionale” ha dichiarato il Segretario Generale UNWTO, Taleb
Rifai. “Il settore del turismo ha dimostrato una notevole capacità di adeguarsi
ai cambiamenti delle situazioni di mercato, continuando a crescere e a creare
lavoro in giro per il mondo nonostante le sfide proposte dalle situazioni
economiche e geopolitiche. Infine, il turismo è stato tra i pochi settori che
hanno generato indicatori positivi per molte economie.
Gli arrivi di
turisti internazionali sono cresciuti del 5% nel 2013, raggiungendo la cifra
record di 1,087 miliardi, con benefici di spesa pubblica oltre i mille miliardi
dollari. Lo dichiara l’ultimo UNWTO World Tourism Barometer.
(raggiungendo
il miliardo di viaggiatori) che i conseguenti
Se il vecchio continente registra una lieve crescita e quello
americano conferma la sua importanza internazionale nel settore del turismo, la
vera spinta arriva dal mondo asiatico e dal Pacifico che schizza al +7% di
arrivi (234 milioni nel 2013) e al +6% di consumi turistici (324 miliardi di
dollari). Insomma, bisogna guardare sempre di più verso oriente per adattarsi
ai nuovi trend turistici.
L’Italia? Mari, monti, laghi, campagne, fiumi, città d’arte, località termali,
shopping e enogastronomia su 160 tipologie di turismo, solo l’Italia è in
grado di offrirne 100, possiede 47 siti del patrimonio Unesco, ed è a metà classifica nel rating delle 10
destinazioni internazionali desiderate, potendo contare su 46 milioni di arrivi
internazionali – preceduta dalla Francia, dagli Stati Uniti, dalla Cina e dalla
Spagna – e su un ritorno di spesa turistica internazionale di circa 41 miliardi
di dollari.
Anche
nel 2013, però, per il mercato organizzato si ripresenta il “paradosso
italiano”: una meta in prima fila tra le più “desiderate” dai turisti, che
supera la Francia e la Spagna, ma che solo 3 volte su 10 si trasforma in vera
destinazione di vacanza. Tra i principali mercati che commercializzano il Bel
Paese, spicca l’Australia che nel 2013 la vende nel 48% dei casi, seguita dagli
Stati Uniti (47%), dall’Argentina (43%), dall’Europa (32%) e dall’India (21%).
L’Italia è meta culturale e di turismo balneare su tutti i mercati, con
potenzialità attrattive anche da parte dell’enogastronomia, delle destinazioni
lacuali e del business.
Per quando
riguarda i nuovi paesi emergenti (BRIC), l’Italia risulta il paese più
richiesto in Russia, Cina, India, mentre è seconda per i Brasiliani, preceduta
dalla Francia;
Il contributo
del turismo al prodotto interno lordo dell’ITALIA ammonta a oltre 130 miliardi
di euro, circa il 10% della produzione nazionale e le persone impegnate a
questo settore sono circa 2,2 milioni (un lavoratore su dieci)
Le analisi
mettono chiaramente in luce le criticità dell’industria turistica italiana:
Problemi di governance del settore, manca una governance
centrale, forte, necessaria per far accadere le cose in modo trasversale.
Formazione scolastica
carente rispetto il mercato globale;
Strutture
alberghiere antiquate e obsolete rispetto
agli standard internazionali, dimensione media degli alberghi italiani ridotta,
che vede lo sviluppo di strutture di grandi dimensioni, per lo più concentrate
in grandi catene alberghiere.
Trasporti
treni efficienti solo sull’asse Milano- Firenze- Roma;
Quantità di
voli diretti con i paesi in forte crescita economica, nettamente inferiore
rispetto ai paesi competitor(Germania, Francia, Spagna, UK, etc)
Compagnia di
bandiera ALITALIA che negli ultimi anni ha riscontrato importanti perdite circa
884 milioni di euro, dovute alla pressione concorrenziale dei vettori low cost. In
particolare Ryanair ed Easyjet, che continuano incessantemente il loro sviluppo
facendo buoni profitti. La compagnia low cost irlandese, Ryanair, ha
annunciato nei giorni scorsi di essere diventata leader del mercato italiano
con 22,9 milioni di passeggeri, davanti proprio al vettore di bandiera Alitalia
che avrebbe trasportato “solo” 22,3 milioni di passeggeri.
Difficoltà ad
attrarre investimenti internazionali, gli investimenti stranieri dovrebbero
essere considerati un opportunità non una minaccia;
Forte
pressione fiscale, le tasse ammontanto a circa il 75% del fatturato;
Per migliorare
l’economia in Italia, bisognerà agire nell’immediato nel settore turistico, con
azioni mirate verso la Governance,
comunicazione, promozione, tecnologia, trasporti, infrastrutture, investimenti,
assetto normativo, etc.
Luigi Aloia